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Cicalia

Anche la cucina caratteristica di Forlì ha molti tratti in comune con quella che si è soliti definire la cucina romagnola e che comprende diverse città dell'area come Rimini e Cesena. Il territorio di Forlì, però, si distingue anche per aver dato i natali a Pellegrino Artusi, considerato forse il precursore della scienza gastronomica e autore del celebre trattato "La scienza in cucina e l'arte di mangiare bene", nel quale si concentrano numerosissime ricette.

Rispetto a Cesena, ad esempio, Forlì nella sua tradizione gastronomica non comprende piatti di pesce. In ogni caso la scelta non manca e siamo costretti a ripeterci perché i piatti forti sono i cappelletti, pasta all'uovo ripiena di carne che in brodo trovano una giusta sublimazione. Ma anche con il ragù di carne o con la panna il prosciutto e il formaggio hanno il loro perché. Pappardelle, strozzapreti completano il trittico di primi tipici.

Come non parlare, poi, della piadina che in Romagna è come il pane e si accompagna con salumi, formaggi, verdure, marmellate e creme spalmabili. E ancora il bartolaccio, un tortello ripieno di patate e la paciarela, una specie di polenta. Il vino Sangiovese e anche il Trebbiano nella zona di Forlì sono una tradizione e il territorio può vantare importanti aziende vitivinicole.

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Il Bartolaccio

Se vogliamo parlare di un prodotto veramente tipico del territorio forlivese non possiamo non parlare del Bartolaccio, Bartlàz in dialetto. Un'autentica specialità del territorio realizzata con ingredienti poveri e tipica della zona di Tredozio, vicino a Forlì dove ogni anno si celebra una famosa sagra del Bartolaccio. Si tratta di un tortello alla lastra, ripieno di patate, pancetta e formaggio. L'impasto è realizzato con farina, acqua, strutto e in origine non conteneva lieviti, in quanto la lavorazione a mano, il riposo e l’ambiente favorevole, creavano quelle condizioni per cui si otteneva una pasta adatta all’uso, mentre oggi viene utilizzato il lievito di birra per migliorarne la riuscita.

La Paciarela

La Paciarela è forse il piatto che meglio incarna le origini povere e contadine di Forlì. Si tratta di una tipica polenta della zona dalle origini antiche e popolari. In sostanza è un primo piatto piuttosto completo e composto da ingredienti modesti come la farina di mais, o fagioli e il concentrato di pomodoro. Per gustarla al meglio si consiglia di assaporarla tiepida, anche se il modo perfetto per consumarla è fritta. Per prepararla è necessario far raffreddare il composto fatto di polenta e fagioli, per poi rovesciarlo su un tagliare, tagliarlo a fette sottili e friggerlo in olio bollente. Anche la Paciarela è un alimento tipico che è possibile trovare nelle sagre paesane del forlivese.

Il Trebbiano di Romagna

Il Trebbiano di Romagna è il vitigno bianco adattato alla regione del comunissimo Trebbiano, il più diffuso vitigno a bacca bianca d'Italia che si differenzia in diversi sottotipi e si trova presente in diverse regioni d'Italia. Questo perché si tratta di un vitigno dalla grande adattabilità. SI tratta di un vino da pasto molto diffuso e utilizzato. L'uva del Trebbiano ha abbondanti rese che ne fanno una delle uve più produttive al mondo. Il risultato è un vino onesto, che ben si adatta d accompagnare una grande quantità di cibi per la sua estrema duttilità. . I vini del Trebbiano hanno tutti caratteristiche di acidità, leggerezza e freschezza. Sono poco aromatici e solidi nella struttura, anche se l'acidità in questo caso aiuta molto.





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