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Coda alla Vaccinara

Quando si parla di piatti tipici romani non si può fare a meno di citare la coda alla vaccinara. Come dice il nome stesso, protagonista è la coda del bue che viene tagliata a pezzetti, stufata in un tegame di coccio e condita con verdure di diverso tipo. La cottura richiede parecchio tempo, fino a sei ore. L'origine del piatto è popolare e deriva dalla tradizione romana e laziale di consumare i cosiddetti tagli del quinto quarto, considerate parti di scarto e non nobili del bovino. Il piatto è nato nel cuore di Roma, nel rione Regola dove vivevano i vaccinari, ossia i mandriani laziali che si occupavano del pascolo delle mucche.

Rigatoni con la pajata

In un ipotetico e consigliato tour gastronomico nelle specialità romane non possono mancare i rigatoni con la Pajata. Sono realizzati con la prima parte dell'intestino tenue del vitello da latte, pulito ed eviscerato ma non privato del latte bevuto dal piccolo bovino (chimo). L'intestino è tagliato a pezzi cotti in padella con olio evo, sale, cipolla, carota, sedano, aglio e peperoncino. Il tutto fatto rosolare a fuoco basso per 10 minuti e sfumato con vino bianco. A fine cottura, oltre ai rigatoni, si aggiungono passata di pomodoro e pecorino romano. La loro origine è popolare e il luogo in cui nascono è lo storico quartiere del Testaccio, dove aveva sede il mattatoio. A fine giornata i lavoratori del mattatoio si portavano a casa le interiora degli animali macellati.

Carciofi alla Giudìa

I carciofi alla Giudìa sono un piatto antichissimo citato già in ricettari e memorie del XVI secolo che appartiene al filone gastronomico della cucina giudaico-romanesca. Secondo la documentazione storica a disposizione i carciofi alla Giudìa sono nati nel ghetto ebraico della capitale intorno al 1500. Fondamentale per la preparazione di questo piatto è l'utilizzo di carciofi cimaroli, detti anche mammole, considerati i migliori della varietà "romanesco" coltivata nel Lazio romano fra Ladispoli e Civitavecchia. Si tratta di un carciofo tondo, tenero e senza spine. Proprio quest'ultima particolarità consente il consumo integrale, senza scarti, dei carciofi. I carciofi, una volta puliti, vanno messi in acqua e limone per 10 minuti, poi asciugati, conditi con sale e pepe e, infine, fritti a testa in giù.





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